Trattamento Melanoma Stadio III

Trattamento dei linfonodi regionali metastatici
In caso di metastasi linfonodale regionale da melanoma, senza metastasi a distanza, la linfadenectomia radicale è la terapia di scelta.
I bacini linfonodali in cui con maggior frequenza si attua la linfoadenectomia, sono rappresentati dai distretti cervicali, ascellari e inguino-crurali.
L’exeresi consiste nell’asportazione in blocco del tessuto cellulare-adiposo in cui sono immersi i vari gruppi linfonodali.

Trattamento di satellitosi/metastasi in transit (associate o meno ad interessamento dei linfonodi regionali)
L’exeresi chirurgica è la metodica preferita, nel caso in cui con questa si possa giungere ad una radicalità, ottenendo nel contempo ampi margini di escissione (1-3 cm).
Nel caso in cui questo non sia possibile si possono effettuare la perfusione isolata di un arto oppure l’infusione antiblastica di un arto.
La prima trova applicazione nei casi in cui si abbiano metastasi in transit diffuse degli arti, senza la presenza di altre metastasi a distanza e per cui non sia possibile altro trattamento. Il farmaco chemioterapico di scelta è il melphalan associato ad ipertermia moderata o alta.
In base agli studi questa metodica comporta un controllo locale della malattia e quindi una migliore qualità di vita ma non incide sulla sopravvivenza globale.
La seconda metodica è un’alternativa alla perfusione isolata e consiste in una infusione intra-arteriosa di chemioterapici in bolo unico, in condizioni di ipossia dell’arto, in cui il ritorno venoso è bloccato per circa 20-30 minuti. Questa tecnica è solitamente utilizzata nei pazienti in cui si abbiano recidive o in cui non possa essere effettuata la perfusione isolata per età avanzata o per condizioni generali a rischio elevato.

Immunoterapia adiuvante

In base a vari studi [20, 21, 22, 23], l’IFN ad alte dosi può dare un beneficio sull’intervallo libero da malattia ma non sulla sopravvivenza globale, a costo di una tossicità alquanto elevata che risulta in ogni caso reversibile entro due settimane dalla sospensione del trattamento. Quindi in base a queste considerazioni l’IFN non può essere considerata la terapia standard in adiuvante, ma è da proporre in base al giudizio clinico.
 
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